Libera conversazione con Giorgio Trentin / Free conversation with Giorgio Trentin

L’incisione e la contemporaneità /
Engraving and contemporaneity
 a cura di Carlotta Giardini / curated by Carlotta Giardini
 
Giorgio Trentin
  
Nell’ambito culturale contemporaneo sono molti gli interrogativi che vengono posti sul valore dell’arte e dei suoi diversi linguaggi espressivi. Qual è il significato e il ruolo dell’incisione nel panorama artistico attuale?

La mia visione è di un’arte incisoria che rappresenta un’avanguardia culturale reale rispetto ad una
cultura artistica rimasta legata ad una ufficialità accademica e ai valori del passato, dimenticando il fondamento di tale rapporto, ossia l’uomo, che è alla base di ogni ricerca culturale. È lo stesso processo elaborativo proprio dell’incisione che porta a quella indagine di approfondimento che alle altre discipline oggi non è più acconsentita. Nella tragedia che stiamo vivendo, come conseguenza di una crisi che intacca tutti i valori morali, etici, politici, culturali, l’incisione rappresenta un punto fermo a cui legare la propria ricerca, facendosi strumento per fuoriuscire dal contesto di una presenza
culturale ufficiale, che è allo sbando. Inviterei certi amici a rivedere le esibizioni della biennale d’arte, per vedere la tragedia rappresentata dal vuoto culturale espresso dall’ufficialità politica. L’azione dell’incisore è di fondamentale importanza nell’acconsentire una ricerca basata sul confronto costante e quotidiano dell’artista con se stesso e con la propria coscienza, necessitando questa di momenti di pausa, di verifica, di riflessione, di confronto, necessari nell’elaborazione di un’opera. Assistiamo oggi a quello che succede ad un paese come l’Italia, in una società basata sul consumismo esasperato e sul profitto da ricercarsi ad ogni costo, con qualsiasi mezzo, quando la cultura non è in grado di affrontare di petto questa situazione, nella ricerca di nuove vie d’uscita.
L’uomo in questa epoca è inesistente, non più riconosciuto nella propria libertà d’autonomia, in quanto il consumismo non ammette che si possa discutere.
Credo che la finalità di ogni forma di cultura, e delle arti figurative, sia quella di ritrovare questo uomo, ovvero noi stessi, perché al di fuori dell’uomo non c’è più niente.
Se andiamo ad esaminare le vicende storiche, vediamo che nei grandi momenti di crisi della società rispunta il segno dell’incisione, proprio per questa necessità degli artisti di ritrovare, attraverso una
maggiore disciplina intima, una prospettiva di ricerca.
Lo vediamo nell’espressionismo tedesco, nella denuncia nei confronti della crisi catastrofica della società internazionale, in particolare in Germania, ma anche in tutto mondo. Lo vediamo nelle testimonianze offerte dal Messico, nella grande storia della rivolta dei Peones messicani, illustrata e testimoniata da una cultura incisoria di eccezionalebellezza.
Questo è quello che abbiamo cercato di infondere nei giovani.
Il presunto settecentesco pittoricismo veneziano è in realtà essenzialmente di carattere incisorio, con risultanze tecniche di notevole interesse, anche se l’ufficialità critica continua ad ignorare questo aspetto.
Abbiamo delle cose stupende dal punto di vista tecnico.
Con Piranesi, con Canaletto, la cultura settecentesca ritrova un percorso di ricerca.
Un Goya non è estraneo al fatto di aver avuto dei contatti a Roma con Piranesi, rivelatisi fondamentali. Un artista, quest’ultimo, che ritengo essere il più grande incisore della storia italiana ma fino a ieri ignorato dalla cultura ufficiale. Lo si ritrovava negli appunti finali dei libri di storia dell’arte, come artista di un’espressione minore e inferiore. Questo penso sia stato il grosso contributo dato, fino ad ora, dagli Incisori Veneti: ritrovare una cultura più umana.

In tanti anni di attività l’Associazione Incisori Veneti è stata di fondamentale importanza per la valorizzazione e la conoscenza dell’incisione in Italia. Un’associazione, come lei ha spesso dichiarato, nata con l’intento di costituirsi come un movimento culturale che non avesse una connotazione strettamente regionale.

I veronesi furono tra i primi aderenti all’A.I.V. con personaggi come Dante Broglio, Ettore Beraldini, Giordano Zorzi, Nereo Tedeschi, grazie ai quali venne instaurandosi un rapporto di compenetrazione culturale tra Venezia e Verona, ciò che mi auguro possa proseguire con gli incisori veronesi d’oggi.
La presenza dell’attuale gruppo di incisori veronesi, formatosi oltre un decennio fa, nella esigenza della ricerca di una unitaria compattezza operativa, nella dinamica di un’azione di indagine e analisi, di svisceramento, intesa alla esatta percettività dell’originale processo creativo del moto di elaborazione propria al messaggio incisorio, nella singolarità della propria funzione penetrativa, costruttiva aggressività della materia, una dinamica rinnovata presenza, ripetiamo, assai più vicina a quella dell’A.I.V. nella vitalità di un movimento culturale che non alla statica immobilità di una burocratica gestione corporativa di un tradizionale, meccanico, associazionismo, si è rivelata in grado, nell’intensità di un impegno svolto sotto la guida allora, principalmente, di un Tiziano Bellomi, di determinare la nascita e lo sviluppo di questa singolare iniziativa culturale, rappresentata, appunto, dalla Biennale dell’Incisione Italiana di Cavaion Veronese. Ridando vita e attualità d’impiego all’insostituibile funzione di radiografica capacità di analisi così propria all’incisione.

Sarebbe anche importante non parlare più di incisione solo in termini comparativi nei confronti di altre discipline artistiche, proprio per non incorrere nell’errore di richiamare pregiudizi che appartengono ad una visione riduttiva ormai superata.

L’incisione va riscoperta nelle proprie facoltà autonome, tramite un discorso di confronto dell’individuo con se stesso, e nei rapporti con gli altri, con la necessità di indagare nelle possibilità di una cultura rinnovata, riossigenata nelle proprie fonti da nuove prospettive di sviluppo culturale e umano. Per questo è importante che Verona ritrovi le proprie origini, con un impegno culturale legato all’incisione.
I rapporti che ci furono fra l’associazione degli Incisori Veneti e l’Accademia delle Belle Arti di Verona furono importanti e garantirono all’incisione la possibilità di sopravvivere. Io mi auguro che attraverso i valori e i messaggi che l’associazione ha lasciato, attraverso la vostra presenza come quella di altre associazioni, si possa continuare a garantire il proseguimento di questa avventura culturale legata alla riscoperta e al ritrovamento di noi stessi.

La serialità nel mondo dell’incisione ha costituito un problema per lungo tempo, soprattutto quando si era ritenuto che il carattere di unicità fosse indispensabile nel garantire all’opera d’arte un valore oggettivamente riconosciuto. È una questione che si può oggi ritenere risolta e superata?

La molteplicità è una garanzia della funzione naturale dell’incisione di divulgare, ma di divulgare un messaggio originale.
La capacità di offrire al pubblico una radiografia, la riscoperta della realtà attuale, che la pittura ed altre realtà non sono state in grado di fare, proprio perché non disponevano di questo processo elaborativo dello scavo, che contiene in sé un elemento psicologico di ricerca. L’incisione è portata sempre maggiormente a cercare di scoprire, a sviscerare la realtà delle cose da un contesto ufficialmente incomprensibile.
Si arriva inevitabilmente, alla fine, a doversi confrontare con un’esigenza di una propria ricerca figurativa, che non è facile raggiungere se non si capisce culturalmente la realtà storica di una situazione.
L’uomo ha bisogno di trovare la purezza di una propria immagine ripulita dalle
incrostazioni dei momenti meno felici.

L’associazionismo in campo incisorio, nato sicuramente da un bisogno di salvaguardare tale linguaggio, ha dato, in questi anni, spazio e supporto a molti artisti che ne hanno fatto un mezzo esclusivo di espressione, anche attraverso la sperimentazione.
L’incisione comunque è vissuta, e talvolta sopravvissuta, mantenendo sempre uno stretto legame con la tradizione xilografica e calcografica.

Certo. Attraverso questa battaglia l’associazione, e gli incisori ad essa legati, hanno portato l’Italia a diventare un esempio nel campo della difesa della garanzia dell’incisione, più dei Paesi allora all’avanguardia, come la Francia. L’esigenza della garanzia attraverso un maggior rigore nella ricerca incisoria ha trovato nell’esperienza italiana la manifestazione più seria in questi ultimi decenni: garantire la purezza della ricerca nel proprio processo elaborativo, non acconsentendo contaminazioni con forme d’arte ad essa completamente distanti.
Per garantire l’originalità della proprio metodo operativo, deve essere salvaguardata la purezza di questo procedere evitando il possibile mescolarsi nella ricerca di miglioramenti impossibili della produttività incisoria.

Dopo queste riflessioni sul ruolo delle associazioni, sull’importanza dell’eredità lasciata dall’attività di un movimento culturale come quello dell’Associazione Incisori Veneti, quali sono le speranze da parte di chi, come lei, ha dedicato un’intera vita all’arte incisoria?

Mi auspicherei una maggiore presa di coscienza di questa realtà culturale da parte dell’ufficialità accademica, una presa di coscienza del significato di un’arte che è stata volutamente ignorata per anni.
Ancor oggi, in Italia, nell’ambito critico comune medio, l’incisore non è considerato un artista, semmai un artigiano di secondo ordine e diventa artista – ecco la mentalità folle – solo se si mette a dipingere.
Ciò come conseguenza di una situazione generale politica dei secoli scorsi, in cui in Italia è mancata la presenza di una coscienza nazionale di uno stato allora inesistente, salvo a Venezia fino al momento in cui fu assoggettata all’Austria. Noi riteniamo che valorizzare l’incisione significhi contestare, con pieno diritto, le prospettive catastrofiche offerte da un sistema sociale politico legato ad una visione consumistica.

Quale augurio quindi all’incisione per i prossimi anni?

Augurerei di sicuro di trovare degli spazi di vita, di ritrovare la garanzia della necessità e del diritto ad una propria manifestazione operativa, capace, con questo bisogno di ricerca, di ritrovare dei flash improvvisi di riscoperta di nuove possibilità attraverso la bellezza formativa di forme, di messaggi grafici, che nel loro stesso esistere rappresentano questo bisogno inconscio ma costante di indagine e di scoperta.
Uno dei problemi fondamentali è far capire che l’incisione è già diper sé un fatto cromatico autonomo, che non si tratta di bianco e nero, ma di un rapporto dialettico che è in grado di maturare delle scelte cromatiche autonome e originali, legate all’elevazione di una cultura più impegnativa, più raffinata, di una cultura in cui il colore è sentito mentalmente. Perché l’incisione è colore, proprio attraverso la salvaguardia della dialettica consentita dall’incrocio dei segni e ha bisogno di un clima culturale particolare.
Mi auspico la riconquista nel nostro Paese di quegli spazi di libertà che da sempre sono garantiti altrove. Cercare di riacquistare nelle istituzioni ufficiali il diritto ad una propria libertà d’azione, il diritto a godere dei privilegi acconsentiti da una società in movimento.
Questo è il grosso augurio che vi faccio: di non aver più la necessita di spendere energie per far capire e per strappare dei soldi alle amministrazioni che magari ce lo consentono senza comprenderne gliscopi.
Il grosso impegno per un gruppo come il vostro, come altri nati dall’associazione, è quello di premere culturalmente perché sia riconsegnato alla ricerca incisoria il diritto di essere se stessa, di godere de-
gli stessi privilegi di libertà acconsentiti alle altre discipline.

Venezia, 6 Febbraio 2012



Engraving and contemporaneity
Free conversation with Giorgio Trentin

Within contemporary culture, many are the question posed on the value of art and its different forms of expression. What is the role and the meaning of engraving, in the current art scene?

My vision is of an engraving art that represents a real cultural avant-garde compared to an artistic culture that remains tied to academic canons and values of the past, forgetting the basis of such a relationship, the man, that is, the basis of any cultural research. It is the very same mental process, typical of engraving, that leads to a deep investigation that other disciplines nowadays cannot summon. Within the tragedy we are experiencing, as a result of a crisis that affects all moral, ethical, political and cultural values, engraving represents a fixed point to which one can link his own
research, becoming an instrument to escape from the context of an official cultural presence now in disarray.
I would invite some friends to review the biennial exhibitions of art, to witness the tragedy represented by the cultural void expressed by the official policy. The action of the engraver is crucial in allowing a search based on the daily and constant confrontation of the artist, between himself and his conscience; said search requires moments of pause, verification, reflection, discussion; elements all necessary for the elaboration of a work of art.
We are witnessing today what is happening to a country like Italy, in a society based on exasperated consumerism and on the rule of profit to be sought at any cost, by any means, while culture is not able to tackle head on this situation, not able to research new ways out.
The man in this era is nonexistent, no longer recognized in his own freedom of autonomy, as consumerism does not admit this to be discussed.
I believe that the purpose of all forms of culture and arts, is to find this man again, or ourselves, because outside the man, there is nothing left.
If we examine past historical events, we see that in moments of great crisis of society, the engraving sign turns up, precisely because of this need of the artists to find, through a more intimate discipline, a research perspective.
We can see it in German expressionism, in the complaint against the catastrophic crisis of international society, especially in Germany, but throughout the world.
We can see it in the testimony offered by Mexico, in the great history of the revolt of the Mexican peons, illustrated and proven by an etching culture of exceptional beauty. This is what we tried to instill in young people.
The alleged venetian pictorial eighteenth-century is essentially engraving, with technical findings of considerable interest, although the official critique continues to ignore this aspect.
We have some wonderful things from a technical standpoint.
With Piranesi and Canaletto, the eighteenth-century culture finds a path of research.
A Goya was no stranger to having had contacts in Rome with Piranesi, which proved crucial. An artist, the latter, I believe to be the greatest engraver in Italian history, ignored until recently by the mainstream culture.
You could find him in the final notes of art history books, as an artist of minor and lower expression. This I think was the most important contribution given by Incisori Veneti: finding a more human
culture.

In many years of activity the Associazione Incisori Veneti has been of fundamental importance for the appreciation and knowledge of engraving in Italy. Said association, as it often said, was created with the intent to establish itself as a cultural movement that was not of strictly regional connotation.

The Veronese were among the first members of A.I.V., with the likes of Dante Broglio, Ettore Beraldini, Giordano Zorzi, Nereo Tedeschi, who managed to create a relationship of cultural interpenetration between Venice and Verona, which I hope will continue today with Incisori Veronesi.
The presence of the group Incisori Veronesi, formed over a decade ago, was in need of finding a compact unit operating in the dynamic action of investigation and analysis, evisceration, designed to the exact original perceptivity of the creative process of the motion of elaboration truly of the engraving message, in the singularity of its own penetrating function, constructive aggressiveness of the matter, a renewed dynamic presence, much closer to that of A.I.V. in the liveliness of a cultural movement than in a static immobility of a bureaucratic corporate management of a traditional, mechanical, associationism. It proved itself able in the intensity of efforts made primarily under the leadership of Tiziano Bellomi, to determine the birth and development of this unique cultural initiative, represented precisely by the Biennale dell’Incisione Italiana of Cavaion Veronese. Giving back life and current employment to the irreplaceable function of radiographic analysis that is tipical of engraving.

It is also important not to speak of engraving only in comparative terms, in relation to other artistic disciplines, precisely to avoid the mistake of recalling bias that belong to a now obsolete reductive vision.

Engraving needs to be rediscovered in its own faculties, through a comparative dialogue between the individual and himself, and in relationship with others, with the necessity of investigating the possibility of a renewed culture, re-oxygenated in its own sources by new human and cultural developing opportunities. It is therefore important that Verona finds its origins, with a cultural commitment related to engraving.
The relations between Incisori Veneti and the Academy of Fine Arts in Verona were major and ensured engraving a chance to survive. I hope that through the values and messages left by this association, through its own presence, as well as that of other associations, we can continue to ensure the continuation of this cultural adventure chained to the discovery and the rediscovery of ourselves.

Seriality in the engraving world has been a problem for a long time, especially when uniqueness was considered essential for a work of art, in order for it to have an objectively recognized value. Is it a question that can now be considered resolved and overcome?

Multiplicity is for engraving a natural function of disclosing, but disclosing an original message.
The ability to provide the public with an x-ray, the rediscovery of the current reality are all things that painting and other disciplines have not been able to do, because they lacked this process of working through excavation, that contains within itself a psychological element of research. Engraving is meant to try to discover more and more, to unravel the reality of things from an officially incomprehensible context.
Eventually, one must deal with the need of his own figurative research, which is not easy to reach if you do not culturally understand the historical reality of a situation. Man needs to find the purity of his image, cleaned of all the fouling of less happy moments.

Associations in the engraving field, surely born from a need to preserve the language, have given in recent years, support and light to many artists, who have made of it an exclusive method of expression, even through experimentation. Engraving is still alive, and sometimes it survived, while maintaining a close link with traditional xylography and chalcography.

Of course. Through this battle, the association and the engravers attached to it, have brought Italy to become an example in the defense of guaranteeing engraving standards, more than other more advanced countries, like France. The need of a more rigorous engraving research has found in the Italian experience the most serious movement in recent decades: to ensure the purity of research in its own elaborating process, not allowing any contamination from any other completely different form of
art. In order to ensure the originality of its method of operation, the purity of this process must be safeguarded, avoiding the possible contamination with improvements that are not possible for engraving productivity.

After these reflections on the role of associations, on the importance of the inheritance left by the activity of a cultural movement like the Associazione Incisori Veneti, what are the hopes for those who, like you, dedicated his own whole life to the art of engraving?

I would hope a greater awareness of this cultural reality from the academic officialdom, an awareness of the significance of an art that has been deliberately ignored for years.
Even today, in Italy, for the common critic, the engraver is not considered an artist, but a craftsman of second order, and he can become an artist – this is insane – only if he starts painting. This resulted from a general political situation of the past centuries, when Italy was lacking a national awareness of a then non-existent country, except in Venice, until the Austrian arrived. We believe that enhancing the art of engraving means to challenge, with full right, the catastrophic perspectives offered by a political social system linked to a consumerism view.

What are your hopes for engraving in the next few years then?

Certainly I would hope for it to find living spaces, to find the guarantee and the right to its own operational events, capable, with this need of researching, of finding the sudden flashes of rediscovery of new possibilities, through the beauty of forms, through graphic messages, that, in their own existence, represent this unconscious but constant need of investigation and discovery. One of the fundamental problems is to understand that engraving is already a chromatic fact, which is not black and white, but a dialectical relationship that can grow from independent and original chromatic choices, resulting from the elevation of a more challenging culture, a more refined one, a culture in which color is felt mentally. Because engraving is color, precisely through the safeguarding of the
dialogue allowed by the intersection of the sign, and it needs a particular cultural environment.
I hope that those spaces of freedom that are always guaranteed elsewhere, will be recaptured here, in our country. I wish to try to regain the right to freedom of action, in official institutions, the right to enjoy the privileges allowed by a constantly moving society.
This is my biggest hope: not needing to waste energies to snatch money from administrations that might allow it, but without understanding the purpose of it.
The biggest commitment for a group like yours, like others born from an association, is to use cultural leverage so the engraving research can be given the right to be itself again, the right to enjoy the same freedom that is appointed to other disciplines.

Venice, 6 Febrary 2012

Nessun commento:

Posta un commento